Assenze

Manca speranza, è evidente. Sarà la recessione, la crisi finanziaria, la litania di tragedie che ogni giorno ci arriva in tavola durante i telegiornali, le fatiche della vita, ma un dato è oggettivo: anche gli irriducibili dell’ottimismo, spesso cristiani, faticano a trovare ragioni di speranza.
Forse si sarebbe potuto, semplicemente, togliersi la maschera e ripartire da capo. Anche chi crede è in difficoltà.
Le parole di Vangelo che la Chiesa faticosamente innalza si spengono nel marasma della comunicazione globale, o sembrano retaggio di una cultura del passato o, peggio, sono smentite dalla fiacchezza di noi cristiani e delle nostre comunità. Che fare? Proviamo ad arrivare a Natale con la verità di noi stessi. Dio mi chiede di non avere paura delle mie fragilità, della mia nudità. Natale è questa possibilità che abbiamo.

Lasciamo ogni tanto fare a Dio il suo mestiere, facendoci largo dall’inquinamento tossico che soffoca il Natale vero, per ritrovare l’essenziale.
Se Dio diventa uomo, ancora non si è stancato di noi.
Se Dio diventa uomo, allora l’uomo può imparare da Lui a diventare tutto uomo.
Se Dio diventa uomo, la vita merita Dio, e dev’essere splendida.

Sveglia!
Viviamo in un sonno catatonico dell’anima, in un perenne stato di coma interiore, tutti travolti dalle cose da fare, dai problemi da risolvere.
Il nostro mondo ci restituisce una quotidianità delirante, con ritmi insostenibili. La tecnologia, che ha velocizzato e semplificato le relazioni, in teoria, in realtà le ha fatte implodere. Sono sempre più stranito, quando viaggio in metropolitana a Milano o a Roma, vedere centinaia di persone chattare, ascoltare musica, relazionarsi… con un telefoni, mentre le persone e la vita reali sono lì, sedute accanto a loro.
Mi ribello a questo mondo, non voglio che uno strumento diventi un fine.
Voglio vivere. Vivere densamente, vivere da vivo.
E per farlo devo svegliarmi.

Il dolore ci può anestetizzare, disconnettere dalla realtà. O il troppo lavoro.
Il sonno della coscienza, l’anestesia dell’anima ci tagliano da noi stessi.
Questo è l’avvento: un bel bricco di caffè spirituale per restare svegli.
Perché il Signore viene.
Ora, qui, adesso.
Non come un anno fa.
Oggi.

Speriamo di esserci.

(cit. da testi e conferenze di Paolo Curtaz http://www.paolocurtaz.it/) 

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