Be social, be you. Insomma che tu sia.
I social sono donna. Sì, decisamente donna.
Ricordano tutto quello che fai, anche il cognome da nubile della nonna della maestra delle elementari probabilmente.
Memorizzano i dettagli, le date, gli anniversari, i compleanni. Insomma molto meglio dei cookie e dei bannerini infingardi di affiliate marketing che ti ripropongono quell’oggetto che hai lasciato in wish list anche mentre sei su wordReference a tradurre il Business plan del prossimo anno. La vuoi comprare o no quella scarpa che guardi da giorni?!?!
Come da manuale del genere femminile trovano connessioni, facilitano le relazioni perchè se conosci quello.. “potresti conoscere anche..” e sicuramente era nell’altra sezione alla scuola materna, perchè dal bio “è utente simile a..“. e vogliono sempre sapere “dove sei in quel momento“. Il Gps vuole utilizzare la tua posizione. Rifiuta o autorizza?
Multitasking, netta predominanza del visivo e.. sì, le parole che non mancano mai.
Taggano persone, animali, luoghi, oggetti e hashtaggano idee e concetti con la pazienza certosina della mamma quando sistemava il cassetto dei calzini: trovavi sempre tutto ben organizzato.
Sanno benissimo distinguere tra amici, conoscenti, famiglia, lavoro, conosciuti in piscina, vicini di ombrellone.
Arredano “cerchie” così bene che neanche il miglior interior designer potrebbe competere.
E poi..danno priorità alle cose, agli avvenimenti in un modo tutto loro.
L’algoritmo femminile della lista di priorità é da sempre uno dei grani misteri dell’esistenza. Un po’ come l’algoritmo dello stream di facebook.
I social sono donna.
Per vivere (meglio) hanno bisogno di #pensieri e #parole, di commenti e..sì, di #share, di condividere. #Condividere. Su internet vige da sempre la logica del dono: ed è questo che mi piace cogliere oltre lustrini e paillets con cui la gente imebelletta il proprio apparire.
La foto migliore, il profilo migliore, il momento migliore, gli amici più in.
Anche se qui, purtroppo, se ne fa sempre una questione di quantità più che di qualità.
Il dono. Il dono del mettere a disposizione i contenuti, ma anche il dono si sè. Del proprio pensiero, del proprio punto di vista, della propria storia. E noi ci appassioniamo alle storie, perchè in esse cerchiamo punti di aggancio, perchè sono fotografia di chi vorremmo essere e come sapientemente immortalano #Centenaro e #Sorchiotti nel loro #Personalbranding.
Il Clown di Heinrich Boll collezionava attimi.
Anche noi attraverso i social collezioniamo attimi. Fuggenti, sì fuggenti e sfuggenti.
Da fermare spesso con pollice in su o una stellina.
I social funzionano perchè non sono virtuali, bensì digitali. Sono mezzi e attraverso essi possiamo andare piu’ a fondo nella relazione e usarli anche come luogo per.. ripetizioni di latino, perchè no. Una riga al giorno di Cicerone sui messaggi privati di Facebook e passa la paura.
I social funzionano perchè nessun uomo è un’isola.
Attraverso essi possiamo rivalutare il potere autentico della relazione umana e della credibilità delle persone.
Noi vogliamo trasparenza. Dai social delle maschere, dove chi sono davvero io è sempre mediato da uno schermo, ai social della trasparenza perchè le tracce che lasciamo su internet sono indelebili. Scripta manent.
Se la società di massa ci ha reso target, segmenti demografici e lead, per i social torniamo ad avere quasi paradossalmente un volto umano e una libertà di pensiero, perchè siamo Caterina, Andrea, Francesca, Chiara e Alessandro.
Anche se la tentazione di misurare le persone in base a seguaci, seguti, likers e Klout è sempre alle porte. I numeri però restano sempre aridi senza il buon senso umano, ecco allora che mi piace pensare che anche le aziende ad ogni livello arrivino ad affrontare sempre meglio la sfida dei media sociali non solo per vendere, ma per ascoltare: con buon senso, autenticità, trasparenza, ricerca di dialogo (interazione) e rispetto.
I social sono donna, ma anche uomo e bambino.
Siamo nei social, siamo social e “nella scelta tra avere ragione ed essere gentili scegliamo di essere gentili” parfrasando #Wonder.
Forse in questo modo i social saranno sempre più personal e meno branding.
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